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 DOVE VA LA LEGA NORD.

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Giorgino

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MessaggioTitolo: DOVE VA LA LEGA NORD.   DOVE VA LA LEGA NORD. Icon_minitimeLun Mag 25, 2009 1:57 pm

DOVE VA LA LEGA NORD. 104




di Giuseppe Scaliati,

Dove va la Lega Nord.

Radici ed evoluzione politica di un movimento populista

(Edizioni Zero in condotta, Gennaio 2006, 124 pagine, 7 euro),

Il libro analizza la parabola politico-ideologica della Lega Nord, che alle origini si caratterizzava essenzialmente come un partito populista e di protesta contro la pressione fiscale, contro lo Stato centralista e assistenzialista nei confronti del meridione dell'Italia a scapito del Nord produttivo. L'obiettivo – che il partito di Umberto Bossi si pone – è quello di dividere l'Italia in tre grandi regioni: Nord, Centro e Sud, in base alle presunte differenze, persino biologiche, delle genti che abitano queste zone della penisola italiana.

Alle consultazioni politiche per il rinnovo del Parlamento italiano, il 5 aprile del 1992, la Lega Nord ottiene, dopo quello delle amministrative del 1990, un altro risultato eccezionale: raggiunge circa il 9% dei consensi, oltre tre milioni di voti a livello nazionale ed in molte realtà locali del Nord il partito di Bossi diviene partito di maggioranza relativa. A questo punto, la forza dirompente elettorale della Lega Nord viene sfruttata, alle elezioni politiche anticipate del 27 marzo 1994, con grande abilità dall'“uomo della provvidenza” della politica italiana, Silvio Berlusconi che offre alla Lega Nord un'opportunità inaspettata: formare un'alleanza nel Centro-Nord per puntare al governo dell'Italia.
Dopo la vittoria alla competizione elettorale, la Lega Nord si ritrova ben presto ai margini del governo ed oltretutto comincia a perdere deputati e militanti attratti dal magnate delle televisioni. La rottura a questo punto pare inevitabile per salvare il movimento: nel dicembre 1994 il senatur fa cadere il governo. Da questo momento in poi, per sei anni, Bossi e Berlusconi saranno nemici giurati. Inoltre, d'ora in avanti la Lega Nord per recuperare consensi prende la strada dell'indipendentismo e della secessione, lanciando il fantomatico progetto della “Repubblica del Nord”.

Sarà un susseguirsi di rituali di massa, iniziative simboliche e propagandistiche dirette a far assimilare ai propri militanti e simpatizzanti l'idea di Padania, una vera e propria invenzione della tradizione. Faranno seguito rituali e riproduzioni delle istituzioni di un vero e proprio Stato: Governo, voto popolare, Parlamento e Costituzione. La svolta indipendentista porta il Carroccio, nel 1996, ad ottenere il suo massimo storico: il 10,4% dei consensi. Ma è una vittoria a metà, poiché per soli sette parlamentari, il partito di Bossi non riesce a porsi come ago della bilancia tra i due Poli.

Dopo la vittoria dimezzata il senatur, ammainata la bandiera della secessione e dell'indipendentismo, vede nell'unica via percorribile quella della devolution, ossia che i poteri dello Stato devono essere “consegnati” dal centro alla periferia per via istituzionale. Per fare ciò però, bisogna ritornare al governo, quindi, riprendono i contatti con Berlusconi, ma inizia nello stesso tempo, un graduale avvicinamento ideologico verso le tematiche proprie della destra radicale europea.
Cominciano così le iniziative comuni con numerose forze dell'estrema destra italiana ed europea per combattere un nemico comune che minaccia l'identità dei popoli: l'immigrato extracomunitario.
Dal congresso del 1998 il partito della Lega Nord assume tutti i connotati di un classico e moderno partito di estrema destra: xenofobo, islamofobico, omofobico, antieuropeista e in molte occasioni espressamente razzista e fascista, nonostante il fatto che il Carroccio si fosse sempre proclamato antifascista, soprattutto perché per la Lega Nord il fascismo rappresenta il centralismo “romanocentrico”. Del resto, anche altri partiti della destra radicale in Europa, in particolare quelli scandinavi, non hanno parentele con il fascismo, essendo nati come movimenti per la protesta antitasse (proprio come la Lega Nord alle origini) negli anni '70-'80 e sono poi giunti a sostenere la xenofobia solo negli anni '90, proprio come quello leghista. Questo perché negli ultimi anni l'estrema destra in generale ha proceduto ad una revisione ideologica strategica, mettendo al centro del proprio progetto la difesa della comunità naturale dalle presenze straniere. Si è fatta avanti così l'idea di una “Europa delle Regioni”, una “Europa dei popoli”, la “piccola patria”, basata rigorosamente sul federalismo etnico.

Il ritorno al Governo grazie alla nuova intesa con Berlusconi non ferma la deriva verso destra della Lega Nord, che nonostante l'uscita di scena per motivi di salute di Bossi, punta tutto sulla devolution, la lotta all'Islam e la difesa della famiglia. In quanto, sostiene l'entourage leghista, che per la difesa della “identità dei popoli” è necessario combattere non solo l'immigrato islamico, ma anche gli omosessuali i quali minano alla base la “famiglia tradizionale” e cristiana.
Dunque, la virata a destra della Lega Nord produce anche una vera e propria “cristianizzazione” del movimento, nonostante esso quando apparve sulla scena politica si caratterizzava soprattutto per i riti ed i riferimenti pagani.

Quindi, alla protesta per le tasse, all'antimeridionalismo, alla lotta alla partitocrazia, si sono sostituiti nell'arco di un decennio xenofobia, islamofobia, omofobia, ma soprattutto – grazie alla rinata intesa con Berlusconi – la Lega Nord ha più volte tenuto scacco al Governo facendo approvare leggi, come la Bossi-Fini e la devolution, fino a qualche tempo prima davvero impensabili ed improponibili.
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