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 Sei milioni di voti in fuga da Pd e Pdl

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MessaggioTitolo: Sei milioni di voti in fuga da Pd e Pdl   Sei milioni di voti in fuga da Pd e Pdl Icon_minitimeMar Giu 09, 2009 4:41 pm

Sei milioni di voti in fuga da Pd e Pdl Tcd_00




I democratici perdono il 30% dell'elettorato. Udc e Lega contano su una fedeltà del 90%
MARCO CASTELNUOVO
Bipartitismo addio. Se solo un anno fa i due partiti maggiori superavano abbondantemente l’84% dei voti lasciando ai «piccoli» le briciole dopo il voto di ieri, i due grandi partiti raccolgono uniti un misero 61,4%. Tutto a vantaggio degli alleati, naturale approdo dei voti in uscita da democratici e pidiellini. Non c’è infatti uno scongelamento dei poli. Ancora regge lo steccato che «impedisce» ai berlusconiani di votare a sinistra e ai progressisti di votare un uomo di centrodestra, anche in elezioni tradizionalmente più «libere» come quelle europee. Ma nelle coalizioni la situazione è sempre più fluida.

Come già ampiamente previsto, il primo partito d’Italia è risultato essere quello dell’astensione. Non era mai successo che andasse a votare meno del 70% degli aventi diritto. «E a soffrire di più della scarsa affluenza sono i partiti più grandi - spiega Paolo Natale, docente di analisi di sondaggi all’Università degli Studi di Milano -. La novità è che l’astensionismo degli elettori Pd era stata ampiamente prevista, quella del Pdl no».

Sostiene Piergiorgio Corbetta, dell’Istituto Cattaneo, che il Pd ha perso un terzo del suo elettorato, più di quattro milioni di voti. E dov’è finito tutto questo tesoretto? «Oltre la metà si è astenuto - spiega sempre Natale -. Circa 800 mila voti sono andati a Di Pietro, mentre il resto è tornato alla sinistra estrema e al partito radicale: questa volta la campagna per il voto utile non è servita».

A destra invece le cose hanno un segno diverso. La disaffezione verso Berlusconi non era infatti prevista, anzi. Ci si aspettava una maggiore propensione al voto a un governo tuttora «sulla cresta dell’onda» come in fondo successe alle Europee del 1994. Cos’è successo? Sicuramente una delle colpe è da ricercare in Sardegna e in Sicilia dove fatti locali hanno determinato una disaffezione nei confronti del governo. Ma il 90% degli elettori del Pdl si professa «fedele alla Chiesa», ovvero è un cattolico osservante. «Stimiamo che il 20-30% dei cattolici del Pdl non abbia votato il partito di Berlusconi, per i motivi etici che hanno investito il presidente del Consiglio», dice Natale. A leggere i dati, è soprattutto al Nord che «i frequentanti alla messa» (come vengono definiti dalle ricerche del settore) sono stati a casa. «Evidentemente più dei respingimenti alle frontiere dei clandestini sono stati divorzio e vicenda Noemi a raffreddare gli entusiasmi dei cattolici».

I siciliani hanno deciso con chi stare nella diatriba in regione tra il governatore Lombardo e la maggioranza di centrodestra. Hanno punito il Pdl e premiato il presidente con un sorprendente 12%. Ha tradito anche la neoroccaforte sarda, dove è andato a votare il 40% degli aventi diritto. Per l’Istituto Cattaneo l’astensione è dovuta a «una potenziale delusione degli elettori sardi per la sottrazione del summit del G8, che potrebbe aver innescato una dinamica antigovernativa».

E gli altri? Della genesi del boom di Di Pietro si è detto. Recupera delusi del Pd e integerrimi anti-berlusconiani che un tempo votavano a sinistra. Per Udc e Lega invece va fatto un discorso diverso. In entrambi i casi, la fedeltà dei propri elettori supera il 90%. Alla Lega è bastato avere 97mila voti in più per avere un 2% in più su base provinciale. Il voto è identitario e lo zoccolo duro non ha tradito nemmeno in questa occasione.
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