Giorgino
| Titolo: Stop ai portaborse in nero. Lun Mag 18, 2009 2:34 pm | |
| Tratto da LaStampa Fini e Schifani: «In Parlamento solo quelli con regolare contratto» MARIA GRAZIA BRUZZONE ROMA Più che la decenza poté il minaccioso tapiro, ma che sia la volta buona, è ancora da dimostrare. C’era voluta l’inchesta delle Iene perché Fini e Schifani annunciassero il giro di vite sulle centinaia di portaborse abusivi, o in nero, che si aggirano per il Palazzo. Il 60% dei 553 della Camera, forse persino tutti quelli del Senato, il cui numero resta imprecisato. Altro che precari. Uno scandalo nella prima istituzione dello Stato che si perpetua da anni. «Dal primo luglio nessun collaboratore entrerà in Parlamento senza un regolare contratto» hanno infine tuonato i presidenti delle due Camere. All’unisono o quasi, vista la competizione che le due Camere hanno ormai ingaggiato nella lotta alla casta. Adesso arriva il regolamento al quale tutti dovranno adeguarsi. I questori di Palazzo Madama lo approvano domani, dopo di che il testo, concordato con gli uffici con la Camera, passerà al Consiglio di Sicurezza e verrà inviato ai senatori, perché si adeguino. Nel chiedere per i loro collaboratori il tesserino di ingresso che consente la postazione di lavoro fissa e di usufruire di vari servizi a cominciare dalla mensa, dovranno esibire un’autocertificazione e una copia del contratto regolare, depositato all’Ufficio del lavoro. Contratto di che tipo? «Uno scelto fra i contratti nazionali vigenti purché a tempo determinato, dovendo valere per la sola legislatura. Quanto ai compensi, non possiamo certo entrare nel merito. Ma è chiaro che se vedessi scritto 300 euro al mese, mi impensierirei», racconta Benedetto Adragna, questore al Senato in quota Pd. Da ex sindacalista cislino, si compiace delle restrizioni: «Sono consentiti i contratti col gruppo o col partito. Ma niente pensionati, né giovani tirocinanti, né collaboratori volontari». Che sono poi le deroghe che hanno affossato le norme già in vigore alla Camera, dove a forza di allargare le maglie era rimasto il divieto solo per i parenti. Già. Perché a Montecitorio, dopo il primo servizio delle Iene, nel 2007, l’allora presidente Bertinotti si era sentito punto nel vivo. Solo 54 su 683 portaborse, l’8%, hanno un contratto? «Non lo sapevo» si era schermito. «Ma subito dopo le nuove regole sono arrivate le pressioni e le eccezioni che l’hanno svuotata» racconta Gabriele Albonetti, questore di opposizione oggi, di maggioranza allora, estensore del testo che la Camera oggi si è limitata ad aggiornare, togliendo appunto le eccezioni. «Le nuove norme i deputati le hanno già». Serviranno? Albonetti incrocia le dita. Adragna non nega di temere che i collaboratori di colpo diventino pochissimi. Oggi quanti sono? «Cinque o seicento». Ad ex essere scettico è Francesco Comellini che insieme a 40 colleghi ha dato vita all’Ancoparl, associazione dei collaboratori parlamentari. Tutti regolari. A cominciare da lui che, in quanto collaboratore di un vicepresidente di commissione, è retribuito direttamente dalla Camera, con un contratto a tempo, 15 mensilità e contributi pagati. Un privilegio che i deputati «semplici» e i loro assistenti non hanno. Del resto le disparità si annidano in molti angoli. Secondo Comellini «l’unica soluzione del problema, che riconosce anche dignità professionale al lavoro che svolgiamo è quella adottata dal Parlamento Europeo», che paga direttamente l’assistente «qualificato», a cui il deputato ha diritto. Un costo troppo grande per le Camere che di questi tempi mirano a tagliare? Basterebbe sfoltire altrove. A Schifani lo ha detto. A Fini lo dirà, quando il presidente della Camera lo riceverà. Tanti Saluti. Giorgio | |
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CHRI'S
| Titolo: Re: Stop ai portaborse in nero. Gio Mag 28, 2009 2:57 am | |
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