Negli ultimi anni le gerarchie vaticane non si limitano a rendere note le proprie opinioni, indirizzandole ai propri fedeli: intervengono, continuamente e deliberatamente, sulla scena politica al fine di ottenere quanto da loro richiesto, affinché sia applicato a tutta la popolazione.
All’estero questo interventismo ha già suscitato polemiche: in Germania il Vaticano è intervenuto per vietare ai consultori cattolici il rilascio del certificato necessario per legge per abortire. In Polonia, il governo filo-papale ha nuovamente limitato l’interruzione di gravidanza, ripristinata nel 1993 dal precedente governo.
I vescovi sono anche intervenuti affinché la carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione Europea contenesse un articolo sul «rispetto del diritto alla vita dal suo inizio alla sua fine naturale», al fine di rendere illegali le leggi nazionali su aborto ed eutanasia.
La legge 194 fu approvata, non a caso, in un momento di transizione e di relativa debolezza del Vaticano (Paolo VI, molto malato, sarebbe morto dopo poche settimane). La strategia cattolica è molto semplice: anzitutto, nell’ambito della legge sulla fecondazione, è stato fatto passare il concetto dei «diritti del concepito». Si è aperto così un conflitto con l’articolato della 194, per cui si potrebbe essere “costretti” a intervenire anche su quest’altra legge, per modificarla in un senso ovviamente più restrittivo, se non per abolirla.
Diversi partiti si sono prontamente mobilitati in tal senso: esponenti di PDL, UDC, PD hanno più volte riaffermato la loro intenzione di modificare o abrogare la legge 194 (un ordine del giorno approvato dalla Camera). L’ex presidente della Regione Lazio, poi ministro della Sanità, Francesco Storace, ora leader de La Destra, attraverso una serie di diversi interventi restrittivi aveva tentato di rendere praticamente inapplicabile la legge nella sua regione.
Nel novembre 2005 proprio Storace diede nuova linfa alla lotta antiabortista, “minacciando” di inviare nei consultori i volontari del Movimento per la Vita. La proposta piaque all'UDC che, nella rincorsa al sostegno vaticano, propose un’indagine parlamentare conoscitiva sull'attuazione della legge 194, autorizzata poi in tempi-record dal Presidente della Camera dei Deputati Pierferdinando Casini (leader della stessa UDC).
In questo contesto sono purtroppo poche le voci che si levano a difesa della legge: essa è di solito affidata ad alcune parlamentari che lavorano spesso isolate. A fronte di numerose proposte di legge volte a peggiorare, se non ad abrogare, l’attuale normativa, quelle migliorative si contano sulle dita di una mano.
La situazione non migliora nella cosiddetta “società civile”: la percezione del rischio che si corre è molto flebile. A difendere la legge sono rimaste alcune associazioni storiche come l’UDI (Unione Donne Italiane) o come l’AIED. Tra le poche altre associazioni attive sulla materia segnaliamo la Consulta di Bioetica e l’ADUC. Fortunatamente, essendo l’Italia uno stato facente parte dell’Unione Europea (insieme ad altre nazioni più evolute su queste tematiche), oltre certi limiti le ingerenze vaticane non possono spingersi: un’ottima risoluzione del Parlamento Europeo è stata approvata il 3 luglio 2002. Anche durante il vertice ONU di Johannesburg del settembre 2002 il Vaticano (alleato agli USA e ad altri Paesi islamici e con il supporto nemmeno tanto velato della delegazione italiana) ha tentato un blitz, stoppato solo in dirittura d’arrivo.
L’UAAR è ovviamente sensibile a questo tema e appoggia tutti gli sforzi fatti per difendere o migliorare la legge 194. La nostra rivista L’Ateo si è occupata diverse volte di sensibilizzare i suoi lettori sull’argomento.
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Saluti, Giorgio.