La gaffe del Cavaliere spopola su YouTube
Franceschini: il premier al G20 ci va in gita
LONDRA (3 aprile) - È già un hit su YouTube il filmato in cui la regina Elisabetta II bacchetta Silvio Berlusconi per aver chiamato ad alta voce il presidente Usa Barack Obama. La regina tuttavia oggi ha fatto sapere di non essere offesa con il premier italiano.
All'indomani del siparietto nel quale la sovrana si volta indispettita verso il presidente del Consiglio che urla «Mr. Obama, Mr. Obama» durante la foto di gruppo al G20 di Londra, una portavoce di Buckingham Palace ha affermato infatti che l'atmosfera era «calorosa e amichevole», che c'era un clima «molto gioviale, rumorosa e giocosa» e che «non c'è stata nessuna gaffe e nessuno si è sentito offeso». Dichiarazioni che - racconta chi oggi è stato vicino al premier - sono state molto gradite da Berlusconi.
La gag del presidente del Consiglio ha però fatto il giro del mondo. Il pomeridiano londinese Evening Standard dedica al video la sua prima pagina con il titolo, a caratteri cubitali: «Scatto della Regina al G20 diventa successo su YouTube», mentre la Bbc titola sul suo sito: «La regina non è divertita da Berlusconi».
Riportando la notizia, siti internet e stampa britannica riassumono le precedenti gaffe del premier italiano, dall'Obama «abbronzato» al "cucù" ad Angela Merkel, fino al "kapò" rivolto a un europarlamentare tedesco nell'emiciclo di Strasburgo.
«Gli altri capi di Stato vanno al G20 per decidere, Berlusconi ci va come in gita scolastica, fa il simpaticone. Una volta fa le corna una volta saluta un premier», ha detto Dario Franceschini alla trasmissione L'era glaciale. Il presidente del Consiglio «immagina di essere protagonista», aggiunge Franceschini, ma non lo è. «Berlusconi ha scoperto che ci sono disoccupati in Italia - ha continuato il leader del Pd -. Speriamo che accolga la nostra richiesta invece di usare argomenti degli anni '50». Secondo Franceschini il presidente del consiglio sembra «un uomo del passato che guarda indietro» ad esempio agitando paure come quella del comunismo.
ilmessaggero.it